Sotto i ferri
Otto e mezza a casa per le chiacchiere post intervento.
Non è andata esattamente così
[Il giorno dopo: Con due occhi si scrive meglio]
Allora, dicevamo.
Entro in ambulatorio di diagnostica convinta che sarò tagliuzzata immediatamente, il primario mi mette sotto un microscopio, mi punta un faro negli occhi e mi guarda attraverso due lenti constatando che la pallina non si è sgonfiata. Io a quel punto respiro a fondo e aspetto il taglio. Invece no, vengo mandata fuori dicendo "lo faremo quanto prima".
Inizio a pensare che forse questa era solo una visita pre-intervento invece subito arriva un solerte infermiere a condurmi in una stanza ove mi aspetta una fila di sedie a rotelle. Mi viene consegnato un camice e mi viene ingiunto di denudarmi tenendo su di me esclusivamente le mutande.
A quel punto l'unica cosa che son riuscita ad esprimere è stata "scusi, sicuri non ci sia un errore?".
[...dicevamo...]
Purtroppo l'errore non c'era e nel giro di cinque minuti mi son ritrovata desnuda, incamiciata, con un ago nel braccio e degli elettrodi sul cuore. Gentilemente sono stata caricata su una sedia a rotelle e condotta in sala operatoria dove dopo essere stata distesa sul lettino vengo ricoperta da un telo che lascia solo un buco. Per l'occhio.
Da sotto è stato fatto passare il tubo per l'ossigeno, il dottore ha fatto l'anestesia locale e da là la testa ha iniziato a girare vorticosamente. "Dottore, qui gira tutto, lei resti fermo".
Penso di non aver mai visto tanto ossigeno tutto assieme.
La parte migliore in anestesia locale è che ti godi l'operazione come non fosse la tua.
"Adesso sto attorcigliandoti la palpebra, ora inciderò, adesso ti cucio, quel liquido caldino che senti e cola è il tuo sangue".
Detto questo a distanza di quattro giorni dallo sbendamente i punti e il gonfiore ci sono ma il Calazio non sembra essere per nulla scomparso.
Attendo Lunedì per saperlo dalla bocca del primario...
scritto da Rachele alle 4:24 PM | 5 commenti | Trackback