01 giugno 2008

Tanti Puntini

E' tardi, la sveglia suonerà presto come sempre in questo periodo, occhi gonfi e cena consumata in solitudine senza riuscire a guardare la prima puntata della prima stagione di Sex and the City, con la prospettiva di non dormire un granchè stanotte.
E' un periodo in cui mi sento emotivamente ridotta ad uno straccio e probabilmente lo sono e passare le sere e le notti così probabilmente è l'ultima cosa di cui ho bisogno; ma certi magoni sono duri da scacciare, così come certe solitudini profonde.

Ho sempre pensato che nessuno potesse capire il bagaglio di solitudini e abbandoni che mi porto dietro, chi ha detto che gli anni dell'adolescenza sono i migliori della vita di sicuro non parlava di me,io non riesco a pensare a dieci anni fa senza sentirmi opprimere dall'angoscia come se il tempo non fosse mai passato. Non importa quante cose sono cambiate e quante cose cambieranno, non importa quanto io ora riesca a nascondere. Sotto sotto mi sentirò sempre un'adolescente goffa, bruttarella e con forti problemi di socializzazione.

Io ora lo so cosa avrei dovuto fare all'epoca, il problema è che non riesco a farlo neppure ora.
Sbattermene.
Solo non ce la faccio, rimango da sola a rimuginare quando me ne si presenta l'occasione, ci penso moltissimo in questo periodo.
Penso alle chiamate rimaste senza risposta, ai messaggi caduti nel vuoto, alle mail che sembrano mai ricevute; penso a tutto quel che so e preferirei non sapere, alle foto, a tutti i momenti in cui non c'ero perchè a nessuno è passato per l'anticamera del cervello di chiamarmi.
La solitudine può sembrare un toccasana in confronto a questo.

Io non piaccio alla maggior parte della gente che incontro, anche se sono una ragazza fortunata, e in realtà non c'è nessuno che mi vuole male o che non mi sopporta, almeno tra le persone cui tengo. Solo che non piaccio alla gente, non quanto vorrei io almeno.
Non mi interessa nemmeno più molto, solo a volte mi spiace per tutte le persone valide che negli anni hanno pagato e spesso sofferto le mie chiusure a riccio in me stessa o la mia necessità di estraniarmi da tutto e tutti o i miei momenti sbagliati.
Ci penso spesso a queste persone, penso a chiamarle, a parlarci, mi mancano molto.
Non mi mancano solo loro in realtà, se ci penso mi mancano anche altre cose, altre persone, altre situazioni; ma poi se capita un incontro casuale o la prospettiva di un raduno non ce la faccio. Come si fa a rapportarsi normalmente a persone cui non passa neppure per l'anticamera del cervello che tu abbia potuto soffrire così tanto a causa loro.
Ed è peggio dello star male per amore, star male per amore è una meraviglia in confronto.

Come si fa a dire a delle persone che negli ultimi anni mentre evidentemente a loro non è cambiato nulla sapere se eri viva o meno tu ti sei chiesta almeno una volta a settimana che fine avessero fatto, come si sentissero, se ogni tanto ancora pensassero a te.
Io non è che non sono in grado di voler bene alla gente, solo mi farebbe piacere che ogni tanto qualcuno si chiedesse se sono felice.
Ho un regalo di laurea che ho comprato mesì fa, non so se avrò più il coraggio di consegnarlo per altri motivi, magari un giorno lo scarto e lo metto assieme a un altro comprato più di due anni fa per una laurea cui non sono andata per non perdere un laboratorio di un esame che per ironia della sorte non sono ancora riuscita a dare.
A saperlo prima avrei piantato il laboratorio e sarei andata.

Potevo fare un sacco di cose in questi anni, e non le ho fatte.
Ma non per mancanza di volontà, quanto per bisogno di ordine, di regolarità, di vita tranquilla.
Non so se riuscirò mai a finire la mia università, la mia motivazione più forte al momento non riesco a ritrovarla, l'avevo e l'ho ripersa, non so quando tornerà.
Lentamente inghiotto rospi la sera da sola in camera mia e aspetto che pian piano qualche altro pezzo del puzzle di vada ad incastrare.
Forse prima o poi romperò il silenzio.

scritto da Rachele alle 11:20 PM | 5 commenti | Trackback